Quando si pensa ad un serial killer solitamente ci passa per la mente uno specifico identikit, nel mio caso ad esempio c’è Hannibal, intelligentissimo, colto talmente evoluto rispetto la razza umana da definirla “carne da macello”.

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Ma in realtà non è sempre così. Infatti l’analisi criminale che vi propongo in questo articolo è un po’ diversa.
Quest’oggi vorrei concentrarmi anziché su personaggi presi dalla cinematografia su dati statistici attendibili, e soprattutto reali rifacendomi agli studi del Dr.Mike Aamodt, professore di psicologia alla Radford University che qualche tempo fa ha analizzando le caratteristiche dei killer seriali per il Serial Killer Information Center.
La sua banca dati ha infatti identificato oltre 2.600 individui, che avevano ucciso almeno due persone.
Secondo le analisi dell’FBI il profilo tipico di un serial killer consiste in un maschio bianco, relativamente giovane ed intelligente. Invece, dalle analisi di Aamodt è venuto fuori che solamente il 12,5% dei serial killer nel database evidenzia ciò che più considerano come quel profilo tipico.
Ok, il 92,3% dei serial killer presenti negli States sono si di sesso maschile. Da un’analisi condotta nel ventennio 1990-2010, poco più della metà degli assassini tipici erano bianchi, mentre il 40,3% erano neri.

Hannabl-LecterNello stesso arco di tempo, i numeri non cambiano molto a livello internazionale. In tutto il mondo infatti, il 56,2% sono bianchi. Però non facciamoci fregare dal cattivo uomo bianco, perché basta aumentare di un decennio per stravolgere l’analisi. Dagli anni 80 al 2010 a livello globale i serial killer di colore coprono il 60% del totale lasciando solo la restante parte ai bianchi.
Un altro fattore importante per l’analisi dei nostri simpatici serial killer sono le modalità di esecuzione. Ne esistono ben tre tipologie: chi agisce da solo, chi con due o più persone, fino a radunarsi in bande o sette criminali (ricorderete tutti gli adepti di Manson).
Tornando al caro e super intelligente professor Lecter, sfatiamo subito un mito riguardo il quoziente intellettivo degli assassini; perché in media è di 94,7. Da sapere che un punteggio che va da 90 a 110 nei test del QI è considerato intelligenza “media”.
Lo studio del dottor Aamodt scava ancora più nel profondo, distinguendo anche le modalità di uccisione in base ai QI. Quindi al terzo posto, troviamo quelli che utilizzano il veleno per uccidere le proprie vittime, anche se può apparire macchinoso e ragionato, queste persone sono cerebralmente vicini ai primati .
In seconda posizione si piazzano gli strangolatori e chi usa armi come pistole o fucili, anche loro non sono definiti proprio dei cervelloni! (Basti pensare agli esecutori malavitosi per capire quanto sale possono avere in testa!)
And The winner is, nella nostra mini classifica al primo posto troviamo i serial killer che utilizzano bombe, immagino che se le siano costruite da soli, magari fatte con il piccolo chimico. In alternativa non saprei proprio spiegarmi tanta intelligenza, soprattutto se penso ai terroristi con le loro bombe e la voglia di andare ad incontrare le settanta ed oltre vergini dell’aldilà. Loro sono proprio stupidi anche perché, la stragrande maggioranza dei serial killer non hanno prestato servizio militare, ma solo il 23,9% l’ha svolto.

Da non dimenticare che il buon sangue non mente… 85,6% dei killer proviene da famiglie con almeno un genitore biologico instabile mentre il 70% ha manifestato comportamenti già dall’infanzia squilibrati, animali torturati, come il piccolo Michael Myers o manie di appiccare incendi come il piccolo Ralph Winchester dei Simpson (ma lui sembra essersi limitato a questo!)

Universo femminile
Il criminologo Eric Hickey ha condotto molte ricerche su ciò che contraddistingue un serial killer e su come individuarli, concentrando le attenzioni sulle donne. Verosimilmente alla ricerca di Aamodt, circa uno su sei dei serial killer è donna. Queste, agiscono come “assassini silenziosi” che spesso colpiscono la famiglia, e non sono così facili da rilevare (basti pensare alle vicende di cronaca nostrana degli ultimi anni).

Studi più recenti fanno riferimento alla docente di psicologia Marissa Harrison la quale ha concentrato la propria analisi sugli identikit femminili definendo che una serial killer donna riesce a sfuggire all’arresto quasi il doppio del tempo rispetto alle loro controparti maschili, insomma che dire il fascino femminile ha sempre la meglio anche quando si tratta di crimini feroci e sanguinari.

Ad ogni modo, non possiamo negare che ci affascina terribilmente il cercare di immedesimarci nella mente di qualcuno che, dopo il primo omicidio, non può far a meno di commetterne altri. Nella speranza di non essere un numero utile per variare quelle statistiche.

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