Quando il terrore ti fa uno squillo (o più). La recensione di Black Christmas
Black Christmas (Un Natale rosso sangue) è un film horror slasher del 1974 diretto da Bob Clark e scritto da Roy Moore. Nel cast troviamo Olivia Hussey, Keir Dullea, Margot Kidder e John Saxon. La pellicola ormai cult del genere slasher è arrivata in home video in alta definizione e in versione integrale grazie alla nuova Limited Edition Midnight Gold con 2 Blu-ray, Booklet, Card da Collezione e oltre 8 ore di contenuti extra, per il 50° anniversario.
Siamo nel periodo di Natale e le ragazze di una confraternita si preparano alle festività mentre una serie di strane telefonate anonime iniziano a scandire le loro giornate. Inizialmente non sembrano preoccupate, ma la scomparsa di una di loro le mette in allarme e le convince a rivolgersi alla polizia. La situazione si fa sempre più ansiogena con la polizia che non vuole prendere seriamente la situazione e le telefonate che si fanno più frequenti e inquietanti.
Considerato erroneamente da molti come il primo slasher (il primo è Reazione a catena di Mario Bava, 1971), è comunque uno dei primi film horror di questo genere, contribuisce a creare uno “scheletro” sul quale si baseranno molti film slasher a seguire. L’uscita di Midnight Factory è stata l’occasione di rivedere e rivalutare la pellicola di Bob Clark, che sebbene la considerassi un buon horror della mia gioventù, mi è servita la consapevolezza odierna per coglierne le intuizioni e le tematiche nascoste.





Per cominciare, quello che può sembrare un semplice slasher introduce il tema della violenza sulle donne e la vulnerabilità del genere femminile, mettendo in luce le dinamiche di potere tramite le minacce e le uccisioni del “maniaco” ai danni delle ragazze della confraternita. Allo stesso tempo, queste stesse dinamiche emergono con forza nella scena di lite tra Jess e il suo ragazzo Peter, in cui lui la aggredisce verbalmente e la minaccia perché vuole abortire.
Stilisticamente, la pellicola presenta due approcci ben distinti. Nel primo, il quotidiano è rappresentato con una regia ordinaria, caratterizzata da inquadrature e movimenti di macchina già familiari allo spettatore; nell’altro, la soggettiva del maniaco viene resa con telecamera a spalla, barcollante e schizofrenica, e con angolazioni insolite che creano diagonali disturbanti. In questo secondo approccio, l’operatore di macchina diventa a tutti gli effetti un “attore in più”. Di grande impatto emotivo e fortemente destabilizzante è la scena in cui il killer, inaspettatamente, inizia a urlare e a dimenarsi in preda a un attacco di rabbia incontrollabile.
Nell’opera di Clark, l’iconica festività natalizia diventa l’occasione per scardinare il contesto sociale di una borghesia americana un po’ bigotta, che rifiuta l’idea di studentesse indisciplinate e ribelli, cameriere alcolizzate e uomini sull’orlo di una crisi di nervi. I personaggi sono così caratterizzati in profondità a livello psicologico da renderli fortemente credibili e coinvolgenti.
Black Christmas è un film ricco di ambiguità e mistero, molti elementi sono sussurrati, incomprensibili e indecifrabili e questo lo arricchisce di atmosfera. Irrompe nella festività del Natale con una crudeltà e follia disturbanti mai visti. La tensione che ci accompagna per tutta la visione è scandita dallo squillo agghiacciante del telefono che sembra rappresentare i rintocchi di una campana che scandisce le ore che ci mancano alla fine. Dopo la visione non guarderete più il Natale con lo stesso disincanto.
Titolo: Black Christmas
Titolo originale: Black Christmas
Regia: Bob Clark
Attori: Olivia Hussey, Keir Dullea, Margot Kidder, John Saxon
Paese: USA
Anno: 1974
Genere: Horror, Thriller
Durata: 98 min